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PER FILO E PER SEGNO – dal 5 al 22 aprile 2011 ATELIER META-TEATRO Roma

Dal 5 al 22 aprile 2011 ore 21 – domenica ore 18 – lunedì riposo

PER FILO E PER SEGNO di LUCA ARCHIBUGI -Regia PIPPO DI MARCA

Scene e costumi LUISA TARAVELLA

Con CLORIS BROSCA ALBERTO DI STASIO ELISA VERONICA ZUCCHI

ATELIER META-TEATRO
Via Natale del Grande 21, Roma
tel. 06 5814723 – compagniadelmetateatro@fastwebnet.it
www.metateatroblogspot.com
Ingresso euro 12,00 – ridotto euro 8,00

Il testo, una commedia iperreale con cadenze da «thriller metafisico», ha per protagonista Troppo, una sorta di Ulisse sperduto, residuo del Moderno, un uomo incline a perdere e a perdersi, affetto da disturbi di memoria, senza arte né parte, ridicolo e melodrammatico al tempo stesso, il quale ritorna, per così dire, a casa. Ossia nel luogo (una squallida, asettica camera d’albergo) dove due vecchie conoscenze, le sorelle Norma e Fedora, si alternano misteriosamente. In passato la più giovane delle due, Norma, è stata la sua donna; mentre l’altra, Fedora, è stata la donna del suo migliore amico: un certo Piroga, uno strambo personaggio assente, evocato ossessivamente dagli altri tre, alla vana ricerca del mistero ineffabile che si cela dietro le sue stravaganze esistenziali, i suoi giochi di parole, la sua elusività, e, infine, la sua morte. Una sera, durante una ennesima, ma in certo senso ‘definitiva’, partita a carte ad un tavolo di malavitosi, i due amici – Troppo e Piroga – perdettero le rispettive donne, Norma e Fedora. E con esse perdettero irreparabilmente se stessi. Ma le perdettero (e si perdettero) o furono lasciati (e si lasciarono) andare alla deriva? Questo è il primo interrogativo, il primo dei tanti ‘misteri’ che il testo prova al tempo stesso a svelare e a nascondere, rinviare, in un cortocircuito praticamente senza fine; al limite – in modo quotidiano e metafisico – senza senso. Nei fatti, la realtà sembra essere la seguente: quella sera Piroga fu ucciso; Troppo riuscì a fuggire e a far perdere le sue tracce, trasformandosi in una specie di paranoico, perseguitato a vita. Le due donne diventeranno le puttane, o se si vuole le pupe, dei papponi che le hanno vinte al gioco. Nella stanza dell’albergo, provvisorio rifugio di Troppo, i tre personaggi consumano incontri-scontri (approcci continuamente ‘disturbati’ da trilli di telefono o da improvvisi ‘sussulti’ di frigoriferi rotti) che suonano come una sorta di rituale, di cerimonia commemorativa, di memoria sentimentale di se stessi e dei loro trascorsi; fino a una ‘rivelazione’ finale che tuttavia, come già detto, non rivelerà nulla se non la loro voglia di indagare il mistero, di sciogliere un enigma che non ha soluzione. Il climax sospeso e ambiguo di Per filo e per segno, che risale alla metà degli anni ottanta e vinse il Premio Under 35, ha creato riferimenti molteplici verso la drammaturgia del secolo passato più impregnata di teatro metafisico e dell’assurdo. Di tutto ciò hanno cercato di far tesoro Pippo Di Marca e i tre attori per restituire con attenta e rigorosa scrittura scenica quello che si può considerare uno dei più riusciti testi di Luca Archibugi.

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