Stomaco gonfio e intestino bloccato? Ecco quando i fermenti lattici non bastano e cosa fare

La sensazione di stomaco gonfio accompagnata da intestino bloccato rappresenta un insieme di disturbi che possono variare da semplici fastidi a condizioni cliniche gravi. Spesso ci si affida ai fermenti lattici per tentare di risolvere questi problemi, ma in alcune situazioni la loro efficacia è limitata e potrebbe essere indispensabile intervenire in modo differente e tempestivo. Comprendere quando i fermenti lattici non bastano e come riconoscere le situazioni che richiedono un approfondimento medico può fare la differenza sia per la rapidità della risoluzione dei sintomi che per la prevenzione di complicanze potenzialmente gravi.

Gonfiore addominale, meteorismo e fermenti lattici: ruolo e limiti

Il meteorismo, ovvero l’eccessiva presenza di gas nell’intestino, è una delle principali cause del fastidioso senso di gonfiore addominale. Spesso si accompagna a difficoltà digestive, tensione, crampi e talvolta a una alterazione della regolarità intestinale. In questi casi i fermenti lattici – ovvero i probiotici – sono tra i rimedi naturali più utilizzati. Essi svolgono un ruolo essenziale nell’equilibrio della flora intestinale, aiutano la digestione e contrastano la formazione di gas limitando la proliferazione di batteri patogeni.

Assumere fermenti lattici può risultare particolarmente utile nei casi di gonfiore dovuto a squilibri della flora batterica (disbiosi), dopo cicli di antibiotici, periodi di stress, alimentazione disordinata o infezioni gastrointestinali. Essi favoriscono la sintesi di vitamine, rafforzano le difese immunitarie dell’intestino e contribuiscono a una più agevole digestione, riducendo di riflesso anche il gonfiore e il disagio addominale.
Tuttavia, in presenza di un vero e proprio blocco intestinale o di una condizione ostruttiva, l’azione dei fermenti lattici risulta pressoché inefficace e, in alcuni casi, può anche ritardare l’accesso a cure più adeguate e tempestive.

Quando i fermenti lattici non sono sufficienti: i segnali di allarme

È importante differenziare il comune gonfiore da situazioni più severe. Se il gonfiore addominale è associato a una marcata difficoltà nell’evacuazione o addirittura all’assenza completa di feci e gas per più di 24-48 ore, accompagnata da dolore addominale persistente, nausea, vomito, febbre o distensione accentuata dell’addome, potrebbe trattarsi di un quadro chiamato occlusione intestinale o subocclusione.

  • Occlusione intestinale: arresto completo o parziale del transito intestinale. Si verifica quando si forma un’ostruzione che blocca il normale passaggio del contenuto intestinale.
  • Sintomi tipici: nausea intensa, vomito spesso a getto, aumento della distensione addominale, dolore che può diventare severo e crampiforme, assenza di feci e gas, sensazione di pienezza e peggioramento progressivo del gonfiore.
  • Segni gravi: febbre elevata, dolore addominale che diventa continuo e insopportabile, improvviso peggioramento delle condizioni generali (ipotensione, tachicardia, sudorazione profusa). Questi sono segnali di un possibile strangolamento intestinale, che comporta rischio di necrosi della parete intestinale e peritonite.

In presenza di questi sintomi, i fermenti lattici non sono assolutamente sufficienti, in quanto non sono in grado di agire su un’ostruzione meccanica o un danno strutturale dell’intestino. L’intervento medico urgente è indispensabile per prevenire conseguenze potenzialmente fatali come la perforazione intestinale o la sepsi.

Cause dell’intestino bloccato: oltre la disbiosi

Le cause dell’intestino bloccato possono essere molteplici e variano in base all’età, alla storia clinica e alla parte dell’intestino coinvolta. Nei soggetti adulti, le più comuni sono:

  • Aderenze post-chirurgiche: tessuto cicatriziale formatosi in seguito a interventi chirurgici addominali che può restringere o bloccare il lume intestinale.
  • Ernie: porzioni dell’intestino che protrudono attraverso debolezze della parete addominale, rischiando di finire strangolate.
  • Tumori: neoplasie del colon, del retto o di altri segmenti intestinali, soprattutto nei soggetti oltre i 50 anni, possono causare ostruzione progressiva o acuta.
  • Fecalomi: accumulo di feci disidratate e indurite, tipico negli anziani, può formare un vero e proprio tappo che impedisce l’avanzamento del materiale intestinale.
  • Diverticolite: infiammazione e infezione dei diverticoli, che può portare a stenosi (restringimento) e blocco.
  • Volvolo: torsione di un segmento intestinale su sé stesso, più frequente nei soggetti anziani e in caso di abuso di lassativi.

Nei bambini e nei neonati, invece, le cause comprendono malformazioni congenite, malattie infiammatorie intestinali, intussuscezione (invaginamento di un segmento intestinale nell’altro) o la sindrome da tappo di meconio nei neonati.

Cosa fare: dalla diagnosi alla soluzione, quando e come intervenire

In presenza di segni sospetti di blocco intestinale, la priorità è rivolgersi tempestivamente a un medico o al pronto soccorso. Gli esami diagnostici di prima linea comprendono:

  • Visita medica: valutazione dei segni clinici e della storia del paziente.
  • Esami radiologici: radiografia dell’addome, TAC addominale, ecografia intestinale, utili a confermare la presenza e la sede dell’occlusione.
  • Esami ematici: ricerca di segni indiretti di infezione, alterazione degli elettroliti, anemia o segni di sofferenza tissutale.

A seconda della causa, il trattamento può includere:

  • Digiuno: sospensione dell’alimentazione e idratazione per via endovenosa per ridurre la pressione e il rischio di complicanze.
  • Disostruzione meccanica: in alcuni casi, l’evacuazione può essere aiutata tramite clisteri evacuativi o manovre endoscopiche, soprattutto se si tratta di fecalomi.
  • Intervento chirurgico: necessario nei casi di ostruzione completa, strangolamento, volvolo o neoplasie. L’intervento mira a rimuovere la causa dell’ostruzione e, se necessario, a ripristinare la continuità intestinale tramite resezione e anastomosi.
  • Terapia antibiotica: in caso di rischio di perforazione o infezione peritoneale.

L’approccio conservativo viene tentato solo nei casi meno gravi e sempre sotto stretto monitoraggio specialistico. Automedicazione con lassativi, fermenti lattici o rimedi naturali in questi casi può essere dannosa, ritardando la diagnosi e peggiorando l’esito.

Prevenzione e consigli pratici

Per prevenire il gonfiore addominale legato a squilibri della flora intestinale senza altre patologie, è utile mantenere una dieta ricca di fibre, ben idratata e varia, moderare il consumo di cibi fermentabili (legumi, cavoli, latticini in soggetti intolleranti), consumare in modo regolare probiotici soprattutto nei periodi a rischio e praticare attività fisica. Una flora intestinale sana rappresenta la principale difesa contro i disturbi funzionali dell’intestino.

Tuttavia, ogni volta che il disturbo si accompagna a dolore severo, alterazioni improvvise delle abitudini intestinali, sangue nelle feci, calo ponderale o peggioramento progressivo, è necessario consultare il medico, anche in assenza di una sintomatologia acuta. La occlusione intestinale rappresenta infatti una condizione da non sottovalutare, che può richiedere interventi rapidi e talvolta anche chirurgici, nonché una gestione multidisciplinare del paziente.

In sintesi, i fermenti lattici sono un ausilio prezioso per il benessere dell’intestino, ma non sono una soluzione per tutte le situazioni di gonfiore e blocco intestinale. Nei casi di ostruzione e grave alterazione della motilità, il consulto medico e gli accertamenti tempestivi rappresentano la strada obbligata per salvaguardare la salute e prevenire rischi maggiori.

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